DIFESA

Olivo: Prevenzione per vincere funghi, batteri e larve

L’andamento climatico registrato nel 2012, con l’alternarsi di siccità e precipitazioni anomale, accompagnato a potature precoci, può avere determinato le condizioni per lo sviluppo di malattie soprattutto in alcune varietà colturali. Precauzioni e cure

L’andamento climatico della primavera-estate del 2012 è stato caratterizzato da temperature e precipitazioni anomale rispetto alle medie stagionali e ha determinato condizioni di grande sofferenza per tutte le colture in campo compreso l'olivo. Le condizioni di stress nel corso dell’estate sono state determinate anche dalla precedente ondata siccitosa invernale. In diversi areali le precipitazioni hanno permesso un recupero del deficit idrico accumulato ma talvolta sono state di tale veemenza da risultare altrettanto dannose quanto la loro assenza. In numerose regioni la siccità ha provocato alle coltivazioni olivicole danni produttivi, tra queste citiamo l'Umbria, il Molise, la Campania. Alcune stime valutano che in Puglia la siccità possa aver ridotto le produzioni di un 30-40%, (fonte: Inea 2012).

Nel periodo autunnale in molte regioni italiane si sono riscontrate temperature elevate, superiori alla media del periodo; alcune aree sono state successivamente colpite da ondate di maltempo caratterizzate da intense precipitazioni (Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Umbria e Marche) con eventi alluvionali in Toscana (provincia di Grosseto, Massa Carrara).Questo andamento meteorologico può aver determinato un prolungamento della stagione vegetativa: le piante di olivo, dopo la raccolta delle drupe, non si sono predisposte al periodo di stasi invernale, piuttosto hanno sviluppato nuovi germogli con il rischio di una maggiore sensibilità a repentini abbassamenti termici. Il fenomeno può risultare più evidente nei casi in cui le operazioni di potatura sono state effettuate precocemente ad esempio subito dopo la raccolta, nel tentativo di ottimizzare le risorse di manodopera e ridurre i costi di produzione.

Dal punto di vista agronomico si ritiene più efficace effettuare la potature durante i mesi più freddi, sfruttando tale pratica agronomica anche ai fini fitosanitari (operazione di rimonda).

Fumaggine

Negli impianti con sesto di impianto stretto è frequente osservare la presenza più o meno estesa di fumaggine che si manifesta con la formazione di croste di colore nero che ricoprono i tessuti delle foglie e dei giovani rami (foto 1), impedendo le normali attività di fotosintesi e di scambio gassoso.

Quando la vegetazione è colpita in maniera consistente si può verificare rallentamento dell’attività fotosintetica e riduzione dello sviluppo vegetativo con conseguente diminuzione della capacità produttiva delle piante attaccate. Questa patologia è causata dal proliferare di alcuni funghi epifiti (Capnodium, Cladosporium, Alternaria ecc.) i quali si sviluppano sulla melata fisiologica o su quella parassitaria, prodotta da attacchi di cocciniglie.

La proliferazione di questi patogeni è in genere favorita da elevati valori di umidità relativa spesso favoriti anche da una eccessiva fittezza della chioma. Le branche fortemente attaccate possono essere asportate con la potatura invernale che va utilizzata anche per sfoltire la chioma in modo da consentire una migliore aerazione nelle sue parti interne. Oltre che con gli interventi agronomici descritti la devitalizzazione dell’inoculo fungino può essere effettuata con un intervento fitoiatrico, impiegando sali di rame, e successivamente con l’impiego di bagnanti spruzzati con lance ad elevata pressione in grado di rimuovere la patina nerastra rimasta sulla chioma. Per quanto riguarda altre patologie causate da funghi, particolare attenzione va posta nel valutare l’entità degli attacchi di carie o lupa.

La malattia si manifesta sul tronco o sulle branche principali, per lo più di individui adulti o secolari, con alterazioni dei tessuti legnosi che diventano leggeri e friabili (marciumi secchi). Nelle piante più gravemente attaccate si verifica la degenerazione di porzioni consistenti di legno con perdita della funzione meccanica di sostegno dei tessuti ed il rischio di rottura delle branche. In una successiva fase della malattia il legno cariato si trasforma in un ammasso friabile che determina la formazione di cavità nei tronchi degli alberi di olivo, manifestazione ultima (ed anche più nota) di questa patologia (foto 2). Gli agenti patogeni appartengono al gruppo dei basidiomiceti (generi Coriolus spp., Fomes spp., Polyporus spp. Stereum spp. etc.) e penetrano all’interno delle piante attraverso le ferite. La presenza di zone appiattite sulle branche e sul tronco, che ad una auscultazione evidenziano un suono più cupo rispetto al legno sano, costituisce una empirica quanto efficace forma di diagnosi (foto 3). È opportuno asportare le parti cariate eliminando le zone di tessuto alterato (slupatura) fino a raggiungere legno e corteccia sani. Al termine è opportuno disinfettare le superfici di taglio.

La rogna

Tra le avversità di origine batterica la più diffusa e temibile è la rogna, malattia che si sviluppa su branche, rametti, tronco e foglie dando origine a vistosi ammassi tumorali (tubercoli) inizialmente caratterizzati da una superficie liscia di colore verdastro che in un secondo tempo si fessurano assumendo un aspetto scuro e rugoso (foto 4). I tubercoli giovani contengono ammassi di cellule del batterio Pseudomonas syringae subsp. Savastanoi, quelli maturi, in presenza di pioggia, proiettano all’esterno i germi patogeni che rappresentano la principale fonte di inoculo della malattia.

Con le operazioni di potatura si può eliminare la vegetazione colpita, che deve essere successivamente asportata dall'oliveto e distrutta. Le varietà più suscettibili (es. frantoio) possono essere severamente colpite con sviluppo dei sintomi su tutta la parte epigea della pianta (Tab. 1). In queste situazioni è preferibile eseguire la potatura durante i mesi più freddi e mai a ridosso del risveglio vegetativo, impiegare strumenti efficaci e disinfettare costantemente le lame immergendole in soluzioni battericide (contenenti sali quaternari di ammonio, ipoclorito etc.), nonché effettuare accurate disinfezioni dei tagli di potatura più grandi con mastici o paste adatte allo scopo . Si ricorda infine che temperature di 4-5 °C, associate alla presenza di precipitazioni, costituiscono il limite termico inferiore per l'inizio di un eventuale processo infettivo. Un’ulteriore azione di prevenzione si esegue trattando le piante con prodotti fitosanitari a base di rame, subito dopo la potatura o la comparsa di ferite conseguenti a ritorni di freddo a fine inverno (entro il limite di 48-72 ore).

Rodilegno giallo

Anche la presenza di fitofagi che svernano all’interno del legno delle piante di olivo può essere contenuta con le operazioni di potatura. Tra le specie xilofaghe che svernano all’interno dei rami o del tronco il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) è particolarmente dannoso nei giovani impianti. Le larve di questo lepidottero scavano gallerie frequentemente all’interno dei piccoli tronchi e provocano interruzione del flusso della linfa (foto 5). Il risultato è il disseccamento della vegetazione al di sopra del punto di attacco. In questi casi è necessario ricostituire la pianta partendo da un germoglio sottostante ed eliminando le parti infestate. Se il rodilegno attacca piante adulte si può ricorrere all’uncinatura delle larve all’interno delle gallerie o effettuare interventi localizzati con prodotti insetticidi in apposite formulazioni.

Tra i coleotteri rare sono le infestazioni di bostrichidi (Sinoxylon sexdentatum e Sinoxylon perforans), più diffuse quelle di scolitidi (Phloeotribus scarabaeoides, Hylesinus oleiperda e Leperisinus fraxini).Gli scolitidi sono piccoli insetti che scavano gallerie sia nella corteccia sia nel legno delle piante attaccate. A fine inverno gli adulti escono dai loro ripari e si portano su rami, in genere di piante deperite; le femmine depongono le uova all’interno di gallerie dalle quali hanno inizio altre gallerie scavate dalle larve dell’insetto, con andamento ortogonale rispetto a quelle materne. La lotta agli scolitidi è di tipo agronomico e si attua lasciando in campo nell’interfila, all’inizio dell’inverno fascine di potatura su cui gli adulti deporranno le uova. Queste “esche” devono essere eliminate entro la metà del mese di maggio. Il materiale asportato deve essere trattato con prodotti ad attività insetticida di contatto o laddove possibile distrutto con il fuoco nel rispetto delle normative vigenti.*Assam – Servizio fitosanitario regionale, Ancona

Allegati

Scarica il file: Olivo: Prevenzione per vincere funghi, batteri e larve
Olivo: Prevenzione per vincere funghi, batteri e larve - Ultima modifica: 2013-02-11T00:00:00+01:00 da Redazione Olivo e Olio
Olivo: Prevenzione per vincere funghi, batteri e larve - Ultima modifica: 2013-02-11T16:22:00+01:00 da Redazione Olivo e Olio

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome