CONGIUNTURA

Olio di oliva: Prezzi, la ripresa resta un miraggio

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Assitol: nonostante il buco produttivo spagnolo (-40%) la crisi economica allontana l’aumento dei listini.

La produzione cala, ma i prezzi non riprendono fiato. È tutto qui il complicato momento del settore dell’olio d’oliva. A causa del buco produttivo spagnolo (si parla di una produzione calata di oltre il 40% a causa delle difficili condizioni meteo che lo scorso anno hanno ridotto tanto i raccolti quanto le rese delle olive in olio) era infatti attesa una fiammata delle quotazioni. Un rimbalzo che però al momento non sembra trovare riscontro nei listini. E la causa principale va ricercata nell’attuale fase di stallo dei consumi trainati al ribasso dal difficile momento congiunturale.

È un vero e proprio allarme quello lanciato dall’Assitol, l’associazione delle industrie olearie italiane, scorrendo i dati di vendita di questo primo scorcio del 2013. «Fra le aziende – spiega il direttore dell’Assitol, Claudio Ranzani – serpeggia la preoccupazione. Molti prospettando una stagione di rincari, che si immaginava fosse innescata dalla flessione della campagna produttiva (a livello mondiale e trainata dal dato spagnolo, si stima una riduzione del 20%) molte aziende sono corse ai ripari ricorrendo al volano delle scorte. Ma nonostante questo i rincari non si sono verificati e anzi i prezzi all’origine continuare a scendere».

Secondo i dati di Assitol, aggiornati allo scorso mese di aprile, sul mercato interno le vendite sono in flessione. «A preoccupare – aggiunge il direttore di Assitol – è che al momento registrano difficoltà sui mercati tutte le principali marche dell’olio italiano. Gli unici a guadagnare qualche punto sono solo private label e il settore dei discount. Altro segnale dello spostamento del mercato sempre più verso le fasce basse di prezzo».

I dati sui prezzi d’altro canto parlano chiaro: l’ultima settimana sulla piazza di Jaen in Spagna l’olio extravergine è stato quotato a 2,66 euro al chilo con un calo rispetto alla settimana precedente del 2,2%. Tengono invece le categorie del vergine e del lampante fermi rispettivamente a quota 2,42 e 2,29 euro al chilo.

Non va meglio in Grecia dove un litro di olio extravergine è stato quotato la scorsa settimana 2,54 euro (in calo dell’1% rispetto alla settimana precedente) mentre un chilo di olio vergine è fermo a 1,83 euro e ha riportato una flessione del 2,7% rispetto a una settimana prima.

Lo stesso mondo agricolo era convinto che la crisi produttiva spagnola potesse riaccendere i listini, ma questo non sta accadendo perché le vendite languono.

«La Spagna è entrata in una campagna modesta in più con importanti stock accumulati nelle campagne precedenti – spiega Ranzani –. In un regime di consumi che vanno a rilento le scorte rischiano di rivelarsi sufficienti ad arrivare alla prossima campagna finendo così per neutralizzare gli effetti positivi sui listini che potevano derivare dal buco produttivo. La Spagna infatti ha registrato una campagna produttiva che secondo i dati in mio possesso non è andata oltre le 600mila tonnellate. Un quantitativo pari a meno della metà della media produttiva degli ultimi due anni».

Un crollo della produzione di questa entità è stato dovuto principalmente alle difficili condizioni meteo che hanno inciso negativamente prima penalizzando la raccolta e dopo riducendo in maniera considerevole anche rese delle olive nella fase di trasformazione. «Pensavamo di doverci preoccupare della flessione produttiva spagnola – aggiunge il direttore dell’Assitol – mentre invece i dati ci stanno indicando che la vera emergenza è sul fronte dei consumi che languono sui mercati dei paesi tradizionali mentre sul fronte export anche se ci sono paesi che stanno dando indicazioni positive (penso soprattutto a Russia e Cina) tuttavia riguardano aree i cui consumi sono ancora molto limitati e di certo non sufficienti a bilanciare una flessione degli acquisti in paesi tradizionalmente consumatori: insomma se alla fine dovessimo registrare un calo del 5% in paesi come Italia, Spagna e Grecia non ci sarebbe progresso sui nuovi mercati in grado di bilanciare questa caduta e i dati resterebbero fortemente negativi».

Cina e Russia infatti stanno incrementando in maniera costante i propri consumi di olio d’oliva ma restano nonostante i progressi ancora ancorate a volumi di vendita piuttosto limitati. «Altro paese che sta dando delle indicazioni positive – conclude Ranzani – è il Brasile. I dati sono positivi ma lì tuttavia scontiamo la forte presenza dei produttori portoghesi. Purtroppo in America latina è difficile penetrare per lo strapotere di portoghesi e spagnoli che fanno valere i propri rapporti consolidati con quelle aree e vantano una supremazia difficilmente scalfibile e simile a quella che fortunatamente noi continuiamo ad avere nel Nordamerica e negli Usa in particolare».

Olio di oliva: Prezzi, la ripresa resta un miraggio - Ultima modifica: 2013-06-07T11:27:04+02:00 da Redazione Olivo e Olio

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