L’olivicoltura si interroga sul temibile batterio

batterio xylella
L’Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio ha organizzato a Lecce una giornata dedicata alla Xylella fastidiosa per fare il punto su diffusione, misure di prevenzione e ricerca di varietà resistenti

Le più recenti acquisizioni su eziologia ed epidemiologia della sindrome del disseccamento rapido dell’olivo (Oqds) e le linee operative, scientificamente sostenute, per il controllo della grave epidemia batterica in atto nella Puglia meridionale sono state illustrate in occasione della tornata dell’Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio organizzata in collaborazione con l’Università di Bari, la Regione Puglia, la Coldiretti Lecce e il Consorzio Dop Terra d’Otranto. Sul batterio responsabile della malattia e sul suo vettore molte conoscenze sono state acquisite.

Innanzitutto è stato dimostrato come la Xylella fastidiosa subsp. pauca (Xfp) sia l’agente causale del disseccamento rapido dell’olivo in Puglia, grazie ai recenti saggi biologici che hanno soddisfatto tutti i postulati di Koch, pubblicati sull’Efsa Journal del 31 marzo scorso. Le colonie batteriche, immerse nel loro biofilm, occludono i vasi xilematici e interrompono il flusso linfatico grezzo, determinando la morte dei tessuti a valle: di qui il disseccamento rapido delle vegetazione. Inoltre, ben prima di ostruire il sistema vascolare i batteri producono un complesso enzimatico che determina i sintomi iniziali, cioè i disseccamenti marginali delle foglie. La Xf pauca colpisce l’olivo anche in Argentina e Brasile, mentre le infezioni sugli olivi californiani sono determinati da un’altra Xylella fastidiosa, la subsp. multiplex.

Un insetto vettore veicola il batterio

La Xylella del Salento è identica al ceppo del Costa Rica, da dove è giunta molto probabilmente con un’unica introduzione. Il ceppo preferisce areali caldi e, infatti, la batteriosi si è diffusa molto più rapidamente verso il sud della provincia di Lecce. In Puglia sono accertate ben 22 specie vegetali ospiti, sia erbacee che arbustive ed arboree; per questo la eradicazione di questa batteriosi non è più purtroppo applicabile. Palme, conifere, vite ed agrumi non sono fortunatamente ospiti, mandorlo e ciliegio sì. Molte infestanti monocotiledoni e dicotiledoni, inoltre, sono risultate non ospiti (immuni). Il batterio danneggia l’olivo indipendentemente dall’età e dalle dimensioni degli alberi. Vi è, invece, una diversa risposta varietale. Frantoio e soprattutto Leccino, infatti, risulterebbero resistenti e tolleranti. Arbequina, Arbosana, Koroneiki sono sensibili.

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L’articolo completo è disponibile su richiesta presso la redazione di Olivo e Olio

L’olivicoltura si interroga sul temibile batterio - Ultima modifica: 2016-07-12T10:02:19+02:00 da Lucia Berti

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