Il lavoro di filiera raccoglie i suoi frutti

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Antico oliveto a Rasiglio (Bo).
L’Ibimet Cnr, Centro di conservazione e moltiplicazione dell’olivo garantisce cultivar autoctone certificate sotto il profilo genetico-sanitario, una garanzia per l’ottenimento di produzioni costanti e di pregio

L’Emilia Romagna possiede oggi un patrimonio olivicolo importante, sia sul piano economico che sul piano paesaggistico e ambientale, anche se limitato ad alcune particolari aree del proprio territorio.

L’olivicoltura è ampiamente diffusa in tutta la provincia di Rimini e sulle prime colline della provincia di Forlì-Cesena. In provincia di Ravenna è presente nel comprensorio brisighellese. La coltura ricompare poi sporadica anche sulle colline bolognesi, e in alcuni areali delle province di Modena, Parma Reggio Emilia e Piacenza, caratterizzati da microambienti più riparati e protetti dai venti freddi provenienti da nord.

È interessante sottolineare che, pur essendo ai confini climatici per la coltivazione dell’olivo, in Regione diversi progetti di selezione varietale hanno permesso di identificare e descrivere varietà autoctone interessanti per i loro aspetti agronomici, per il loro adattamento agli ambienti di origine e per gli elevati standard qualitativi degli oli prodotti.

Varietà emiliane e romagnole

L’Emilia-Romagna è ricca di varietà di introduzione relativamente recente (Frantoio, Leccino), di cultivar ormai consolidate sul territorio (Correggiolo, Nostrana di Brisighella) che caratterizzano le due produzioni Dop “Colline di Romagna” e “Brisighella” e di vecchie varietà presenti sul territorio da centinaia di anni. Queste ultime hanno sviluppato, nel tempo, caratteri di adattabilità a specifici ambienti e, in particolare, una migliore resistenza alle minime termiche invernali e una minore suscettibilità ad alcune delle più comuni patologie dell’olivo come la mosca dell’olivo.

Le varietà antiche di olivo possono giocare un ruolo importante per la valorizzazione di un’olivicoltura sostenibile che ha tra i suoi punti di forza le caratteristiche uniche conferite dall’interazione tra coltura e ambiente, numerosi sono infatti i marchi registrati di oli monovarietali oppure blend che vengono prodotti e commercializzati in alcune aree della Romagna.

Sono state infatti selezionate cultivar che producono oli ad elevato contenuto in antiossidanti naturali e acido oleico (cultivar Nostrana di Brisighella, Ghiacciolo, Capolga, Quarantoleto, Montelocco e Montericco).

La matrice genetica ha un forte peso anche sull’espressione dell’aroma dell’olio producendo oli dotati di flavor:

  • di carciofo, pomodoro, (cultivar. Nostrana di Brisighella e i suoi cloni Casalino e Conversello, Ghiacciolo, Oliveto e Montecalvo);
  • oppure di mandorla verde (Correggiolo, Montebudello e Leccino);
  • oppure cultivar responsabili di oli con profili sensoriali spiccatamente erbacei e caratteristici per il loro sapore amaro (cultivar Rossina, Selvatico, Ghiacciolo e Capolga)
  • e ancora oli mediamente dolci con sentori di erbe aromatiche come le cultivar Orfana e Grappuda.

L’articolo completo è disponibile su richiesta presso la redazione di Olivo e Olio

Il lavoro di filiera raccoglie i suoi frutti - Ultima modifica: 2016-07-22T11:15:32+02:00 da Lucia Berti

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