Irrigare l’olivo pensando all’ambiente

irrigazione con acque reflue urbane
Le acque reflue urbane affinate fanno bene, all’olivo e non solo. Utilizzando metodi di irrigazione a microportata con ali gocciolanti sottochioma si evitano i rischi microbiologici e si hanno notevoli riduzioni nei costi di concimazione

Ad oggi, dove la legislazione lo permette, il riuso di acque reflue urbane affinate per l’irrigazione di colture arboree da frutto è in forte espansione. Infatti, i benefici derivanti dal riutilizzo irriguo delle acque reflue urbane affinate sono rilevanti in termini di sostenibilità ambientale delle produzioni frutticole e sono riconducibili:

  • ad un notevole risparmio nell’uso delle sempre più limitate risorse idriche convenzionali;
  • ad una consistente riduzione della quantità di acque reflue da smaltire in mare;
  • ad un proporzionale incremento dell’offerta di corpi idrici non convenzionali.

Il conseguente aumento della disponibilità di acqua irrigua, consente sia la stabilizzazione delle produzioni dei frutteti irrigui in ambienti caldo-aridi, dove il fabbisogno idrico annuo può assumere valori elevati (anche superiori a 2.000 m3 /ha), sia l’incremento delle superfici irrigabili, con la possibilità di conversione in irriguo anche in aree marginali.

Inoltre, è ormai dimostrato che i sistemi colturali arborei irrigui possiedono una capacità di sequestro del più pericoloso e diffuso gas serra, il biossido di carbonio, almeno 10 volte superiore a quella dei sistemi in asciutto, a parità di altre condizioni.

Nel caso delle colture arboree un aspetto di grande importanza, molto spesso trascurato o non adeguatamente considerato, è il “valore nutrizionale” delle acque reflue. La disponibilità di elementi nutritivi in esse disciolti rappresentano il secondo vantaggio agronomico ed ambientale del riuso di queste acque.

I reflui urbani, infatti, sono ricchi di macro- (N, P e K), meso- (calcio, magnesio e zolfo) e micro-nutrienti (boro, ferro, rame, zinco, manganese, molibdeno) e, benché le loro concentrazioni siano variabili nel tempo e nello spazio, le acque reflue equivalgono a una soluzione fertilizzante diluita. Tuttavia, tale aspetto deve essere valutato con particolare attenzione, in riferimento soprattutto alla possibilità di causare squilibri nutrizionali e fitotossicità.

Ciascuna specie arborea possiede particolari caratteristiche, sia in termini di esigenze idriche che in termini di fabbisogni nutrizionali, in funzione essenzialmente della fase fenologica: eccessi o carenze di particolari elementi potrebbero causare variazioni significative delle produzioni frutticole.

Una grande ricchezza

L’impiego di metodi irrigui a microportata di erogazione con ali gocciolanti sottochioma o in sub-irrigazione evita qualsiasi occasione di contatto delle acque reflue affinate con i frutti pendenti: ciò rende il rischio microbiologico del riuso a scopo irriguo di acque non convenzionali in pratica assente.

Se si aggiunge che la durata della stagione irrigua della maggior parte delle specie arboree è più lunga delle specie ortive o erbacee, è evidente che i frutteti rappresentano le colture per le quali è massima la sostenibilità agronomica ed ambientale del riuso irriguo delle acque non convenzionali. La sperimentazione sul riuso irriguo delle acque reflue urbane per alcune specie (vite ed agrumi) è più avanti rispetto ad altre (olivo e drupacee). In ogni caso, molti aspetti importanti rimangono da approfondire meglio.

L’Università di Bari ha coordinato il progetto PON ‘Interra’, conclusosi lo scorso anno, proprio sugli aspetti ingegneristici, agronomici, ambientali ed economici dell’irrigazione di specie orticole, erbacee e arboree con acque reflue urbane.

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L’articolo completo è disponibile su richiesta presso la redazione di Olivo e Olio

Irrigare l’olivo pensando all’ambiente - Ultima modifica: 2016-04-20T08:35:47+02:00 da Lucia Berti

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